lunedì 17 novembre 2014

Il tempo dell'attesa...

Non pare essere della nostra società, il tempo dell'attesa.
Ma è vivendo quel tempo che si impara, si cresce, si matura.

Una grande esperienza di attesa è quella del parto, l'attesa di una nuova vita.
"Attesa e inaspettata arriva la seconda vita (...) non sei mai preparato abbastanza (...)
chi viene alla luce illumina" recita così una toccante canzone di Niccolò Fabi.

L'attesa crea dentro di noi degli spazi rari, nuovi...
Spazi di pensiero, silenzio, paure, speranze.
Nove mesi di gravidanza sembrano un'eternità
ma poi, quando si esauriscono, sembra siano stati insufficienti:
"Non sei preparato mai abbastanza ma sei pronto da sempre" dice, ancora, la stessa canzone.

L'attesa del grande amore è condita da un senso infinito
che poi nel correre quotidiano finisce per perdersi,
se non lo ravviviamo come la fiamma di un camino.

L'attesa di un lavoro è sudore, fatica, delusione, sogno...
Mentre quando il lavoro lo si trova spesso non resta che la routine.

L'attesa dell'esito di una cura è angoscia, preghiera, anelito alla salute.
E mette alla prova i sentimenti più saldi e le certezze più granitiche.

L'attesa della mamma all'asilo è per un bimbo la fiducia nella propria àncora
e la conferma di tutto il buono che si è vissuto senza di lei.

L'attesa di Babbo Natale è il tempo per dimostrare di essere buoni e meritare i regali.
E scrivere la letterina è più emozionante che scartare i doni.

L'attesa della nascita di Gesù Bambino, per chi ci crede,
è il rivivere un Miracolo che sa ancora di presente.


Io credo che recuperare il tempo dell'attesa
sia la chiave per assaporare con più gusto, oggi, tutto ciò che verrà domani.

E perché non iniziare dal gioco dell'Avvento, preparandolo per i nostri bambini,
o per i nostri mariti, i nostri amici, i nostri cari?

Il mese di dicembre che è alle porte ci offre l'opportunità del tempo dell'attesa...
Da portare avanti poi tutto l'anno.



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