E' notizia di ormai sei giorni fa, mi decido anch'io a commentarla dopo che sui media le reazioni sono stati numerosissime.
Un gestore di un'enoteca di Padova ha applicato lo sconto del 5% per "bambini educati", sorpreso da una tavolata domenicale dove i bambini se ne stavano tranquilli a mangiare senza disturbare gli altri clienti. Scontrino postato su Facebook e il ritorno di pubblicità è garantito, così come le ondate di pareri...Ai quali si aggiunge il mio (modesto)!
La prima domanda che mi è venuta in mente nel leggere la notizia è stata questa:
"I bambini erano per caso in balìa di qualche magia tecnologica, tablet-ipad-ipod e compagnia?"
Non che io abbia nulla contro a questi devices, anzi...Ne faccio forse io stessa un buon (ab)uso.
E' che lo sconto lo troverei più indicato per quei genitori che decidono di portare con sé
i bimbi al ristorante (o enoteca che sia) senza affidarli alle baby-sitter virtuali bensì prendendosene cura nel rispetto degli altri presenti.
La seconda domanda che mi è venuta in mente è questa:
"Quanti anni avevano i bimbi in questione?"
Perché un conto è portare al ristorante bimbi di 2 anni, nel pieno dell'esplorazione motoria, un altro conto è portarci i bimbi di 5-6 anni, che un po' di più quell'esplosione motoria l'hanno già sperimentata.
Allora io lo sconto lo darei (anzi il dessert offrirei) a quei genitori che decidessero di allontanarsi prima del finale, non tanto e non solo per non disturbare gli altri e fuggire le altrui occhiatacce (magari di "innamorati senza bimbi per scelta" o "celibi e nubili inaciditi dalle vicende della vita") quanto per rispettare i propri figli che non possono adeguarsi al galateo e alle regole dello stare a tavola tipiche degli adulti, specie quando a tavola si deve stare per più di mezz'ora e in un luogo non familiare.
La terza domanda, forse la più importante, è questa:
"Abbiamo bisogno di etichettarli sempre, nel bene e nel male, questi nostri bambini?"
Di buono c'è che questa notizia ha scomodato più o meno esperti di pedagogia e ha fatto parlare delle condotte familiari (apparentemente) buone che fanno sempre meno rumore degli scandali bulli e drammatici. Di cattivo, e molto, c'è che aggettiviamo quasi sempre i bambini anziché i loro comportamenti, creando un'etichetta che - per effetto Pigmalione - i nostri bambini tenderanno ad assimilare e imitare.
Allora forse occorre una cultura dei bambini e delle famiglie che parte da più lontano. E i ristoratori, nel loro piccolo, potrebbero facilitare la convivenza di piccoli e meno piccoli con tante piccole, grandi idee. Non che tutti debbano avere lo spazio bimbi (spesso foriero di maggior confusione) ma anche solo, magari, una tovaglietta da colorare con qualche gioco enigmistico da risolvere potrebbe rappresentare un supporto non vorrei dire educativo ma quasi, perché non è nel portafoglio che si gioca il dialogo tra le generazioni: è nel tendere una mano...o una tovaglietta colorata.
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