venerdì 15 maggio 2020

"Felici di essere vivi"

"Quando si apriranno le 'gabbie', la prima cosa che farò è mettermi al sole. E abbraccerò gli amici. Ci metteremo a ridere o ci spunteranno le lacrime. Non so come sarà. Ma qualsiasi cosa sia sorrideremo. Felici di essere vivi".
Così dicevi nella tua ultima intervista, Ezio.

Chiediamolo, ai nostri bambini, che cosa li rende felici.
Oggi che stiamo chiedendo loro sacrifici grandi chiediamoglielo.
E lasciamo loro dire anche ciò che oggi non si può fare
perché già riportarlo alla memoria protegge dal non avere speranza.
Nelle tue parole, Ezio Bosso, c'è tutta quella che noi psicologi amiamo chiamare "resilienza", uno di quei paroloni che però non sanno restituire la forza della vita che invece parole come le tue hanno saputo regalare.
Parole piene di desiderio, ed è proprio il desiderio che ci salva. E' solamente quando anche in isolamento, anche in situazioni critiche riusciamo a desiderare, a coltivare la passione, che possiamo salvarci.
Perché la passione è anche sofferenza: già l'etimologia ce lo dice. Senza scomodare i dizionari, ce lo dice la tua fisicità che oggi si è arresa ma ce lo dice ancora di più la tua anima, quella musicale soprattutto, che quella no, non si è arresa mai e non muore oggi.
E quanto deve farci riflettere che quell'anima abbiamo potuto apprezzarla soprattutto (purtroppo) una volta che la tua fisicità ha iniziato a cambiare perché è allora che hai potuto arrivare a tanti di noi, anche grazie a Carlo Conti che ti ha invitato a quel Festival di Sanremo del 2016.
E quella ribalta la affrontavi con quell'umiltà che è tipica dei grandi e la meritavi più di tanti che la calcano con presunzione.
Mi dispiace di non essere riuscita a sentirti dal vivo (ci avevo provato ma troppo tardi: biglietti esauriti).
Un modo per onorarti però ce l'ho: me lo insegna la tua caparbietà. Tu che da alcuni tempi non potevi suonare il pianoforte e imploravi che non te lo chiedessero perché andava onorato come si deve. Lo penso anch'io, e anche per questo a volte mi dico che non ho più tempo, perché suonarlo così come viene fa sentire inadeguati alla grandezza del linguaggio musicale.
Sì, un po' è vero ma la resilienza che ci insegni tu è quella di chi non rimanda, di chi succhia il gusto della vita oggi, al di là delle condizioni che ci sono offerte, al di là dei limiti e della libertà.
Allora suonerò, oggi e sempre.
Grazie, Ezio Bosso, per quanto hai saputo e saprai dirci, con la tua anima musicale.